| Massimo Moratti e Giacinto Facchetti, comunicavano con il designatore arbitrale Paolo Bergamo ai tempi di Calciopoli. I dirigenti interisti, ma anche il presidente del Cagliari Cellino e molti altri personaggi legati al tempo alle società di Serie A, sarebbero stati ripetutamente in contatto con i vertici arbitrali. Questa la novità che arriva dal processo di Napoli. A comunicarla l’Avvocato Prioreschi che ha anticipato la clamorosa scoperta di Nicola Penta, addetto stampa di Luciano Moggi.
Spulciando fra le 100 mila intercettazioni raccolte nell’ambito dell’operazione Offside sarebbero finalmente venute fuori queste telefonate, evidentemente ritenute dai Carabinieri guidati dal Colonnello Auricchio, che interrogato sembrava non sapere nemmeno esistessero, e dalla Magistratura “non rilevanti” al punto da decidere di non inserirle in nessun atto dell’inchiesta.
A distanza di 4 anni dalla diffusione delle informative che condussero il mondo del calcio a processare fra le altre Juventus, Lazio, Milan e Fiorentina vengono finalmente fuori dei contatti che Paolo Bergamo ha sempre sostenuto di aver intrattenuto con i dirigenti delle società di calcio. Vagliare il contenuto di queste chiamate è fondamentale, ma già la loro esistenza modifica il quadro probatorio del processo sportivo durante il quale l’accusa aveva sostenuto, proprio utilizzando le informative dei carabinieri epurate da queste telefonate, che le chiamate con Bergamo e Pairetto rappresentassero una violazione dell’articolo 1 del codice di giustizia sportiva.
calcioblog.it
Calciopoli: trovate le telefonate fra Bergamo, Moratti e Facchetti
NAPOLI Colpo di scena al processo di Calciopoli: sarebbero state trovate le telefonate tra Paolo Bergamo, ex designatore, e i dirigenti interisti (Massimo Moratti, Giacinto Facchetti). Nella penultima udienza, erano state citate alcune telefonate tra Bergamo e Maria Grazia Fazi, sua assistente personale ed ex segretaria dell’Aia (Associazione Italiana Arbitri), in cui si parlava di una cena con Facchetti, all’epoca presidente dell’Inter, che doveva avvenire la sera del 5 gennaio 2005, e di alcune telefonate preparatorie dell'evento, «consumato» proprio alla vigilia di Livorno-Inter 0-2.
Il tenente colonnello Attilio Auricchio, teste chiave di tutto l’impianto accusatorio, e il pm Narducci avevano confessato di non essere al corrente dei motivi per cui proprio «quelle» telefonate non fossero nelle informative e che, probabilmente, qualcosa poteva essere sfuggita. Oggi, la svolta. Gli avvocati della difesa avrebbero rinvenuto, tra le tante, le telefonate partite dal cellulare di Bergamo verso quello di Moratti e le altre intercorse con Facchetti, che non chiamava mai, secondo Bergamo, meno di due volte la settimana. Non solo: figurerebbero anche molti contatti fra Adriano Galliani, l’allora presidente della Lega (nonché vice presidente del Milan) e Pierluigi Pairetto, ex designatore con Bergamo. I colloqui non sarebbero stati ancora ascoltati. Dalle pieghe dell’indagine, è emerso anche il numero delle intercettazioni di cui sarebbe stato «bersaglio» l’ex designatore: 51 mila!. I cacciatori di verità non vedono l’ora di sentire i nastri. Erano proteste, o giochi di «griglie» arbitrali come quella, famosa e famigerata, tra Luciano Moggi e Bergamo, nella quale l’ex direttore generale della Juventus faceva a gara «a chi aveva studiato di più»? Erano scambi di idee o richieste di favori? Il processo sta vivendo giorni decisivi. Attilio «Non ricordo» Auricchio è stato nel frattempo tartassato dagli avvocati di Massimo De Santis (ex arbitro), Paolo Bergamo (ex designatore), Andrea e Diego Della Valle e Sandro Mencucci (proprietari e dirigenti della Fiorentina) e Mariano Fabiani (ex direttore sportivo del Messina).
Incredibile il tenore delle risposte: talmente evasivo da accentuare i dubbi sul «senso (quasi) unico» dell’indagine: la Juventus comunque e poi quello che viene, viene. Esempio: se pensi che i Della Valle stiano trattando con Bergamo per salvarsi (stagione 2004-2005), e se vieni a sapere di un vertice in un albergo fiorentino, non puoi, a maggior ragione, accontentarti della notizia e non piazzare cimici fra i tavoli, per portare alla luce eventuali patti scellerati. Persino il giudice Teresa Casoria ha perso la pazienza: e non è la prima volta. Il 13 aprile, prossimo round. In attesa di conoscere i pissi pissi fra Bergamo, Moratti e Facchetti, fra Galliani e Pairetto.
LA STAMPA
E ora che succederà? Speriamo di arrivare un giorno alla verità. Tempo fa il pubblico ministero napoletano Giuseppe Narducci, colui che, insieme al collega Filippo Beatrice, diede il via al processo sullo scandalo del pallone denominato 'Calciopoli', disse: "Nessuna telefonata fra i designatori e Moratti. Piaccia o non piaccia agli imputati, non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo". Così il pm napoletano liquidava la tesi secondo la quale, nell'ambito dei contatti illeciti tra dirigenti, designatori e arbitri emersi dall'inchiesta, ci si sarebbe trovati di fronte a "sollecitazioni da parte di tutti nei confronti di tutti". Una tesi, appunto, sostenuta da alcuni imputati del processo e con la quale, a parere degli inquirenti, si voleva soltanto ridimensionare il ruolo e le responsabilità di quanti sono rimasti coinvolti nella vicenda giudiziaria. Per Narducci, tuttavia, sarebbero solo "balle smentite dai fatti" le tesi sull'esistenza di un sistema generalizzato in cui erano tutti a parlare con tutti. Nelle migliaia di intercettazioni, ha sottolineato il magistrato, "ci sono solo quelle persone (gli attuali imputati), perché solo quelle colloquiavano con i poteri del calcio. I cellulari - ha aggiunto - erano intercettati 24 ore su 24: le evidenze dei fatti dicono che non è vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzini o a Lanese: le persone che hanno stabilito un rapporto con questi si chiamano Moggi, Giraudo, Foti, Lotito, Andrea Della Valle e Diego Della Valle". E ciò vale anche per le schede 'occulte', cioè le schede sim segrete che Moggi avrebbe fornito a arbitri e designatori. "Schede del signor Moratti e del signor Sensi non ce ne sono, ci sono invece quelle schede di cui abbiamo parlato" ha affermato Narducci.
E poco importa se lo stesso Paolo Bergamo, ex designatore imputato, ripeté più volte: "Io parlavo con tutti i dirigenti e con tutte le società. Ripeto e sottolineo: tutte. Perciò mi chiedo come mai agli atti ci sono soltanto le telefonate con qualcuno? Perché mancano le altre? Quali? Con le figure istituzionali tutte. Con il vice presidente Abete, durante le Olimpiadi di Atene, abbiamo parlato per ore. Era assolutamente normale. Chi telefonava più spesso? Giacinto Facchetti. Parlarne mi addolora per l'amicizia che ci legava dagli anni sessanta e per la prematura scomparsa, ma la sua società, l'Inter, si lamentava più di tutte. Facchetti era sempre scontento ed io lo capivo perché l'Inter faticava a vincere. Sospettava di tutto, molti arbitri non gli erano graditi, le griglie non gli piacevano, Juve e Milan gli facevano paura. Io ho sempre messo i nerazzurri nella fascia di sorteggio con Juve e Milan. Poi ho cercato di spiegargli certi errori per convincerlo che non c'era prevenzione. Ho tenuto con l'Inter rapporti molto stretti, ho anche invitato Facchetti a cena. Ci tenevo a fargli vedere la mia casa, il mio tenore di vita, volevo dimostrare la mia assoluta indipendenza economica. Non avevo bisogno di nessuno. Con Moratti i rapporti erano corretti. Dopo il drammatico 5 maggio 2002, quando l'Inter perse lo scudetto a Roma con la Lazio all'ultima giornata, mi sentii molto coinvolto emotivamente. Volli fargli sentire la mia vicinanza da uomo di sport e ci incontrammo a cena con mia moglie nella sua residenza estiva. Con Franco Sensi ho avuto vari contatti assolutamente seri. Certo, si lamentava dello strapotere economico e conseguentemente tecnico del nord, temeva la Juve e il Milan, non voleva certi arbitri, altri li caldeggiava, il tutto per mera scaramanzia. Il sorteggio e le griglie obbligate mettevano tutti d'accordo".
Secondo l'accusa, infatti, esisteva una 'cupola' con a capo Luciano Moggi e Antonio Giraudo, un sistema volto al condizionamento degli arbitri fin dalla loro designazione. Il 30 marzo del 2010, quasi quattro anni dopo, però emerge altro. L'avvocato Prioreschi, difensore di Moggi, anticipa la clamorosa e, a questo punto, determinante scoperta di altre telefonate, ancora non vagliate. Certo se spuntassero nuovi condizionamenti da parte di altri dirigenti, lo scenario muterebbe, e in modo sostanziale. Le nuove telefonate potrebbero far inquadrare in modo diverso anche il processo sportivo, durante il quale queste telefonate, inspiegabilmente, non vennero prese in considerazione. Ma ora potrebbero emergere novità interessanti. Mentre, sotto i colpi della difesa, le indagini del tenente colonnello Attilio Auricchio risultano preoccupantemente lacunose, a Napoli potrebbe esserci il colpo di scena. Gli avvocati di Luciano Moggi, infatti, avrebbero in mano delle intercettazioni, mai inserite nelle informative e nelle quali i dirigenti di Milan e Inter parlano con Bergamo e Pairetto, i designatori arbitrali della stagione 2004/05. Sarebbero, infatti, state trovate le tanto chiaccherate telefonate tra Paolo Bergamo, ex designatore, e i dirigenti interisti (Massimo Moratti, Giacinto Facchetti) milanisti (Adriano Galliani) e non solo. Nella penultima udienza presso il Tribunale di Napoli, sede del processo tutt'ora in corso, erano state citate alcune telefonate tra Bergamo e Maria Grazia Fazi, sua assistente personale ed ex segretaria dell'Aia (Associazione Italiana Arbitri), in cui si parlava di una cena con Facchetti, all'epoca presidente dell'Inter, che doveva avvenire la sera del 5 gennaio 2005, e di alcune telefonate preparatorie dell'evento, 'consumato' proprio alla vigilia di Livorno-Inter. Il tenente colonnello dei carabinieri Auricchio, teste chiave di tutto l'impianto accusatorio, e il pm Narducci avevano confessato di non essere al corrente dei motivi per cui proprio quelle telefonate non fossero nelle informative e che, probabilmente, qualcosa poteva essere sfuggita. Poi, forse, la svolta. Gli avvocati della difesa avrebbero rinvenuto, tra le tante, le telefonate partite dal cellulare di Bergamo verso quello di Moratti e le altre intercorse con Facchetti, che non chiamava mai, secondo Bergamo, meno di due volte la settimana. E non solo perché figurerebbero anche molti contatti fra Adriano Galliani, allora presidente della Lega (nonché vice presidente del Milan) e Pierluigi Pairetto, ex designatore con Bergamo. I colloqui non sarebbero stati ancora ascoltati. Dalle pieghe dell'indagine, è emerso anche il numero delle intercettazioni di cui sarebbe stato oggetto l'ex designatore sono 51.000.
Ci si domanda il motivo per cui queste fantomatiche telefonate spunterebbero solamente ora? Sarà certamente interessante scoprirlo, così come sarebbe d'uopo ascoltare le eventuali conversazioni registrate sui nastri. Appurare se fossero proteste, auguri, saluti o giochi di 'griglie' arbitrali, se erano scambi di idee o richieste di favori. Nel mentre lo 'smemorato' tenente colonnello Attilio Auricchio continua a cedere sotto i colpi della difesa di Massimo De Santis (ex arbitro), Paolo Bergamo (ex designatore), Andrea e Diego Della Valle e Sandro Mencucci (proprietari e dirigenti della Fiorentina) e Mariano Fabiani (ex direttore sportivo del Messina) attraverso improbabili e quantomeno sospetti "non ricordo". Evasivo al punto da accentuare i dubbi sul senso generale dell'indagine condotta. Il 13 aprile il prossimo round, l'ultimo per il fondamentale teste Auricchio. E allora l'asso nella manica della difesa potrebbe rivelarsi decisivo. E in attesa di conoscere le chiaccherate fra Bergamo, Moratti e Facchetti, fra Galliani e Pairetto, chissà cosa dirà Giuseppe Narducci? Già perché se per davvero ci fossero le telefonate scoperte dall'addetto stampa di Luciano Moggi, Nicola Penta spulciando fra le 100 mila intercettazioni raccolte nell'ambito dell'operazione investigativa denominata 'Offside', e anticipate dall'Avvocato Prioreschi, molto o tutto potrebbe cambiare. Telefonate che, ammesso esistano, evidentemente sarebbero state ritenute addirittura non rilevanti sia dai Carabinieri, guidati dal tenente colonnello Auricchio (il quale interrogato sembrava non sapere nemmeno esistessero), sia dalla Magistratura. Irrilevanti al punto di decidere di non inserirle in nessun atto dell'inchiesta.
Se a distanza di 4 anni dalla diffusione delle informative che condussero il mondo del calcio a processare fra le altre Juventus, Lazio, Milan e Fiorentina, emergessero anche quei contatti che Paolo Bergamo ha sempre sostenuto di aver intrattenuto con i dirigenti delle altre società di calcio, l'intero scandalo di 'Calciopoli' andrebbe riconsiderato. Vagliare il contenuto di queste chiamate è ovviamente fondamentale, ma già la loro esistenza modificherebbe il quadro probatorio del processo sportivo durante il quale l'accusa aveva sostenuto, proprio utilizzando le informative dei carabinieri epurate da queste telefonate, che le chiamate con Bergamo e Pairetto rappresentassero una violazione dell'articolo 1 del codice di giustizia sportiva. Una violazione che costituì la fantasiosa costituzione di un 'illecito strutturato'. Attendendo dunque i nuovi interessanti sviluppi, ad oggi, si evince comunque che l'inchiesta non fu poi così scrupolosa e che, talune valutazioni, furono quantomeno discutibili poiché il modus operandi nell'effettuare le indagini era, diciamo così, piuttosto bizzarro (come il ricorrente e inusuale ricorso ad articoli di giornale). Dopo quattro anni, sulla vicenda rimangono ancora molte ombre perché, anche alla luce degli ultimi sviluppi, i vecchi teoremi accusatori non risultano poi così solidi. I dubbi e le perplessità aumentano di giorno in giorno, ad ogni interrogatorio, dopo ogni udienza. Il processo dovrebbe fornirci l'esaustivo e chiaro quadro di quanto accadde nel periodo preso in esame. Ci si riuscirà? Conosceremo mai la verità?
testedicalcio.it
NAPOLI, 30 marzo - I sorteggi arbitrali, gli schieramenti per le elezioni dei vertici di Federcalcio e Lega, le indagini sull'operato della dirigenza della Fiorentina che si sarebbe attivata quando, nel campionato 2004-2005, la squadra viola si trovò in una situazione precaria in classifica. Sono alcuni degli argomenti affrontati nel corso del controesame - da parte di alcuni avvocati del collegio di difesa degli imputati di Calciopoli - del colonnello dei carabinieri Attilio Auricchio, che svolse le indagini sui presunti illeciti che avrebbero condizionato l'andamento dei campionati di calcio.
GLI AVVOCATI E L'INTERROGATORIO - È stata la quarta udienza interamente dedicata all'interrogatorio di Auricchio, ascoltato in qualità di testimone, che deporrà in aula anche il prossimo 13 aprile. Oggi è stato il turno degli avvocati Paolo Gallitelli (legale dell'ex arbitro Massimo De Santis), Luigi De Vita (difensore dell'ex designatore Paolo Bergamo), Francesco Picca (che assiste i dirigenti della Fiorentina, Andrea e Diego Della Valle e Sandro Mencucci), e Silvia Morescanti (legale dell'ex direttore sportivo del Messina, Mariano Fabiani). Auricchio ha spiegato, tra l'altro, che le telefonate intercettate sulle due utenze cellulari e quella fissa di Paolo Bergamo (circa 51mila telefonate) sono state tutte ascoltate anche se venivano valutate per eventuali sviluppi quelle che offrivano spunti investigativi. Poi l'ufficiale si è soffermato sulle elezioni di Carraro e Galliani ai vertici della Figc e della Lega Calcio, confermando che in una prima fase i Della Valle avevano promosso uno schieramento che si opponeva a tali nomine e che vedeva l'adesione, tra gli altri, di presidenti del Palermo, Cagliari, Bologna, Sampdoria, Lecce (ha citato i nomi di Zamparini, Cellino, Spinelli, e Semeraro).
IL COMPROMESSO - Le elezioni si conclusero - ha detto confermando la definizione di un avvocato - con un "compromesso", ovvero con la conferma di Carraro e la vicepresidenza di Abete alla Figc, con l'accordo però per una successione da parte di quest'ultimo dopo due anni, e il rinnovo dell'incarico a Galliani, affiancato dalla vicepresidenza di Zamparini e con la presenza di Lotito nel comitato di presidenza («furono previste figure con ruoli di rilievo»).
I DUBBI SULLA FIORENTINA - Auricchio ha poi ricordato che sulla Fiorentina le indagini si concentrarono solo nell'ultima fase del campionato, quando la squadra viola si trovò impegolata nella lotta per non retrocedere e da alcune telefonate emerse un attivismo dei dirigenti nel tentativo di salvare i viola che erano stati danneggiati da alcuni arbitraggi. L'investigatore ha precisato che comunque non furono sottoposti a intercettazione i telefoni di Della Valle e Mencucci né furono disposte intercettazioni ambientali durante l'incontro in un ristorante tra i dirigenti viola e il designatore Bergamo che fu sottoposto a un servizio di osservazione da parte dei carabinieri.
Tuttosport
Edited by francol - 31/3/2010, 19:15
|